Ormai è un tema ricorrente, anche se non nuovo: anche l’Italia chiede un regolamento per il salario minimo.
Molti osservatori, come IPSOA, pensano che adottare il salario minimo definito per legge, a oggi non ancora esistente in Italia, sarebbe la scelta corretta. Dobbiamo anche ricordarci, però, che da solo questo strumento non può risolvere la questione dei bassi salari che caratterizzano la situazione italiana, ma può aiutare a superare la pratica del dumping contrattuale, vale a dire dei contratti pirata al di fuori dei sistemi dei CCNL.

 

Il punto di partenza del dibattito sul salario minimo di legge è la direttiva europea del 28 ottobre 2020: tale direttiva si propone innanzitutto di estendere e valorizzare la contrattazione collettiva.
A differenza di quanto si sia sentito ripetere gli ultimi anni, non si tratterà di un provvedimento che impone necessariamente di adottare un valore per ogni ora o giornata di lavoro, perché la direttiva lascia liberi gli stati membri di adottare misure atte a promuovere la contrattazione collettiva nazionale.

Il governo Draghi aveva scelto il dialogo sociale come metodo per affrontare questo argomento, attraverso un’agenda caratterizzata da una molteplicità di temi sia urgenti, che strutturali. 

All’indomani della crisi e della caduta del governo il dialogo con le parti sociali ha subito giocoforza un rallentamento. Qualcosa si farà prima del 25 settembre, altre cose saranno fatte della nuova legislatura.

 

Come accennato sopra, la discussione italiana riguarda maggiormente la contrattazione collettiva. Infatti, nei CCNL, sono già riportate le paghe minime per ogni categoria di lavoratore, perciò la soluzione potrebbe essere quella di trovare il miglior contratto collettivo nazionale e renderlo universale per tutte le categorie, lasciando alla legge il compito di individuare la soluzione per evitare che esistano ancora contratti pirata

Naturalmente questo risolverebbe solo la parte riguardante il salario minimo, mentre la parte riguardante la qualità del lavoro, sarebbe ancora compito di una nuova contrattazione collettiva.

La discussione sul salario minimo per il settore terziario, il nostro, è alquanto contraddittoria. Se è vero che c’è un problema di paghe non commisurate alla qualità del lavoro, dall’altra questa riguarda i contratti stipulati fuori dalle tabelle della contrattazione collettiva, che non prevede solo la retribuzione minima ma anche tutto il sistema di contributi, diritti, aiuti e sgravi fiscali ai quali ha diritto un lavoratore dipendente. 

 

Perciò, come dice Donatella Prampolini:

“La questione del salario minimo non ci interessa minimamente, è un falso problema che anzi potrebbe trasformarsi in un boomerang per i lavoratori. Il salario minimo deve essere stabilito dalla contrattazione, attraverso il riconoscimento erga omnes dei contratti firmati dalle associazioni maggiormente rappresentative. Solo in questo modo si può combattere il dumping contrattuale e sfoltire la selva di contratti depositati al Cnel. Con un salario minimo stabilito per legge si offre una via di fuga ancora più breve a quelle rappresentanze datoriali che non perseguono una contrattazione di qualità, e che non si impegnerebbero più neanche per arrivare a rinnovi in dumping”.

 

Anche noi di Ebter Abruzzo siamo molto attenti a questa tematica. 

Non sappiamo ancora se il salario minimo imposto per legge sia la soluzione al problema delle retribuzioni, e di conseguenza alla ripresa di domanda di lavoro. Sicuramente la ripresa di una contrattazione collettiva, che coinvolga tutti gli attori del mondo del lavoro, cioè il governo, i sindacati e tutti gli enti che rappresentano le categorie di lavoratori, può essere la chiave di svolta per risolvere, strutturalmente, il problema. Inoltre non dobbiamo scordarci che un aumento salariale scollegato da una riforma fiscale, che permetta ai datori di lavoro più respiro sul fronte contributivo, probabilmente potrebbe portare a un aumento dei prezzi e dell’inflazione. 

EBTer Abruzzo resterà sempre attento e farà la sua parte affinchè questo dibattito sia davvero occasione di miglioramento e di crescita per il sistema lavoro, e terremo sempre aggiornati i nostri soci sulle novità che ci saranno. Continua a seguirci qui sul nostro sito e sui nostri canali social: Facebook, Linkedin e Twitter.